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Stagione 2005/06 del Teatro alla Scala: con questo allestimento dell'Idomeneo, Daniel Harding debutta sul podio milanese, dopo 19 anni di direzione di Riccardo Muti.
Ridotto l'organico strumentale, Harding dà una sforbiciata anche alla partitura: oltre il balletto finale e un paio di arie, il taglio più vistoso riguarda l'Intermezzo dopo il primo atto, che permette una più agevole sutura col secondo.
Ma questa è un'opera che aveva subito numerose revisioni da parte del suo stesso autore, che eliminò o non musicò numerose parti del libretto (decisamente troppo lungo), effettuando tagli anche all'ultimo momento a vantaggio del ritmo drammatico e della plausibilità delle situazioni: dalla tragédie lyrique francese Varesco aveva ereditato la trama, Mozart però stava per scardinare le convenzioni settecentesche: il rivolgimento romantico bussava alla porta. Harding non fa altro che eliminare o ridurre i residui antiquati: danze, recitativi secchi e arie di maniera. Come allora i tradizionalisti furono tacitati dal genio del giovane Mozart, così ai nostri giorni i nostalgici di Muti (e del suo Idomeneo del 1990), sono stati conquistati dal giovane Harding.
Personalmente ho trovato questa esecuzione magnifica (!) e l'ho arricchita di sottotitoli in inglese per farla conoscere ad un più vasto pubblico. Attualmente l'alternativa coi sottotitoli in inglese, qui in rete, mi pare sia solo l'esecuzione del 1982 al Metropolitan: interessante il confronto!
Un'ultima annotazione: questo allestimento fu ripreso dalla Scala nel 2009, ma con altri interpreti e con la direzione di Myung-Whun Chung, agli antipodi rispetto a quella di Harding (che io preferisco).
Bravissima Monica Bacelli nel ruolo di Idamante!
Alla chiamata alla ribalta (2:35:00) troverete il cast.
Season 2005/2006 (the world is going to celebrate the 250th anniversary of Wolfgang Amadeus Mozart's birth): with this performance of Idomeneo, Daniel Harding debuts on the Milanese rostrum, after 19 years of Riccardo Muti’s conducting.
Having reduced the size of the orchestra, Harding also cuts the score: in addition to the final ballet, and a few arias, the most impressive cut is the Intermezzo after the first act, which makes for smooth progression into the second, thus benefiting the rhythm of the dramaturgy.
But this was an opera that underwent a ruthless revising and cutting by his own author, right up until a last-minute surgery, in order to achieve the maximum dramatic pacing and verisimilitude: Mozart had immense difficulty in balancing the conflicting claims of naturalness, brevity and dramatic flow and an overlong libretto. Varesco had inherited the fable from the French Tragédie Lyrique, Mozart was going to loosen eighteenth-century stereotyped forms: romantic upheaval was knocking on the door…
Harding does nothing but delete or reduce antiquated residuals: some dances, secco recitatives, and mannerist arias. … As well as at that time traditionalists were silenced by yo